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26 luglio 2010
Una riflessione sul “senso comune”
di Diego Bongiorno*
Psichiatra, Psicoanaloista

*A. I.CHANGE


26 luglio 2010
 



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La costruzione di senso necessita di un chiarimento iniziale affinché possa essere utilizzata come teoria.

Inizierò ad avvicinarmi alla delimitazione del concetto attraverso un confronto con concetti limitrofi con cui si può confondere.

La costruzione di senso non può essere confusa con i processi di apprendimento. Un processo di apprendimento può prevedere a priori un senso comune ma è un processo temporalmente ad esso consecutivo che prevede la trasmissione di un sapere e/o di una modalità per conseguire un sapere. Si possono studiare i metodi con cui si trasmette un sapere, come le emozioni possono interferire con i processi di scambio delle informazioni, ma tutto ciò prevede a priori che un senso comune sia già stato costruito.

La costruzione del senso comune non è nemmeno una condivisone del sapere perché quest’ultima è una operazione sofisticata conseguente ad un accordo cognitivo ed emotivo. Si potrebbe discutere sulla natura dell’accordo e sulla natura delle emozioni ma tutto ciò è secondario in termini di tempo alla costruzione del senso comune.

Si potrebbe a questo punto confrontare la costruzione del senso comune con il convenzionalismo linguistico. Anche qui vi sono delle differenze fondamentali. Per esempio: per un cieco dalla nascita cosa significa il termine bianco o rosso? Eppure un cieco potrà usare questi termini appoggiandosi al convenzionalismo linguistico pur non potendo partecipare al senso comune.

L’esempio può esserci utile a questo punto per entrare nel merito.

Il senso comune ha a che fare con la nostra sensorialità e con la possibilità di concordare sulla nostra esperienza sensoriale. Il senso comune e la sua costruzione presuppongono quindi alcune caratteristiche individuali e la presenza di una comunità di individui. Le caratteristiche individuali sono la possibilità di esperire sensorialmente e di sentire. Ho utilizzato questo ultimo termine per riferirmi al campo emozionale dove, per esempio, non è possibile vedere la gioia ma  provarla così come la paura, la tristezza e così via.

Individualmente dobbiamo mettere insieme una grande quantità di segnali sensoriali e farli concordare. Ciò è necessario per poter vivere, la discordanza di segnali sensoriali potrebbe bloccarci e farci entrare in uno stato patologico o addirittura mettere in pericolo la nostra stessa vita. Basti pensare che da questa concordanza noi ricaviamo anche informazioni sul pericolo e la bontà che può provenire dal mondo esterno. Un espressione di un viso che non concorda con il tono della voce di una persona con cui stiamo parlando ci crea subito uno stato di allarme.

L’individuo deve avere a disposizione un linguaggio con il quale indicare un’esperienza e poterla comunicare. In una comunità la costruzione del senso comune è un procedimento necessario alla sua esistenza. Sottolineo necessario perché costituisce quella trama di fondo che permette qualsiasi forma di scambio e la crescita della comunità.

Vediamo adesso la definizione che ha dato Bion W.R. di senso comune ( Cogitations pag. 33 “Il metodo scientifico” Armando editore 1996) “ propongo di affermare a questo punto che senso comune è il termine comunemente impiegato per indicare delle esperienze per la quali l’interlocutore sente che i suoi contemporanei, gli individui che egli conosce, manterrebbero senza alcuna esitazione il punto di vista che egli ha espresso e messo in comune con gli altri.

Il senso comune, il più elevato fattore comune di senso, per così dire, farebbe da sostegno alla sua opinione su ciò che viene veicolato dai sensi. Inoltre, in questo modo egli ha una sensazione di certezza e di fiducia, associata alla convinzione che tutti i suoi sensi sono in armonia tra di loro e che si appoggiano a vicenda, ciascuno sulla base dell’evidenza fornita dagli altri.”

L’attacco al senso comune e la sua distruzione possono essere espressioni patologiche del funzionamento di una comunità che, se anche hanno le loro ragioni d’essere, portano ad una esplosione della comunità stessa.

Il senso comune ha per la comunità scientifica un’estensione di significato legato ai nuovi strumenti, che non rappresentano altro che degli ampliamenti delle nostre possibilità sensoriali. Includo nelle apparecchiature anche la formulazione e l’uso di teorie scientifiche.

Da Bion (pag 35 ibidem) Questa moltiplicazione delle esperienze sensoriali (fornita dagli strumenti tecnologici) fornisce un campo in cui il senso comune può operare per determinare quale sia il senso comune delle esperienze sensoriali disponibili nel momento in cui esse sono state incrementate.

Ritornando nell’ambiente in cui volevamo vedere il significato della costruzione del senso comune, ovvero della Terapia Intensiva, dobbiamo tener conto non solo quindi della capacità di trasmettere una conoscenza ma anche di un funzionamento più globale.

Si riconoscerà che la Terapia Intensiva è tale, non solo perché il tempo della cura ha un ritmo unico ma anche perché il ritmo di intensità delle emozioni è, se non pari, anche qualcosa in più.

La metodologia del gruppo esperienziale all’interno della Terapia Intensiva è sembrata quella più idonea, in prima istanza, per la costruzione di un senso comune tra gli individui che vi partecipavano, prima ancora del dialogo e della parola e quindi prima ancora della conoscenza.

Il gruppo effettuato circa dieci anni fa, a quel punto, ed i lavori successivi si sono configurati come sistemi di osservazione che ampliavano e costruivano il senso comune rispetto all’esperienza quotidiana in cui ogni giorno, ogni uno era immerso.


 
 
 
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