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Focus

Da Una Medicina Basata Sulle Evidenze A Una Medicina Basata Sulle Conoscenze

11/06/2014  
Guido Bertolini
Centro di Coordinamento del Gruppo Italiano per la Valutazione degli Interventi in Terapia Intensiva (GiViTI); IRCCS, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Ranica (BG).
21 gennaio 2014.


 "Il Gruppo di Studio di Bioetica della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) ci ha da molto tempo abituato a prese di posizione su temi delicatissimi, tanto coraggiose e all’avanguardia quanto utili e opportune. Penso, solo per fare un paio di esempi, alle raccomandazioni per l’ammissione e la dimissione dalla terapia intensiva e la limitazione dei trattamenti1 o a quelle per le cure di fine vita e l’approccio al malato morente2. Oggi, quel gruppo di studio ha nuovamente colpito nel segno. Questa volta, tuttavia, ha giustamente allargato l’orizzonte, coinvolgendo molte altre società scientifiche nella preparazione di un documento che, come i precedenti, è destinato a lasciare un segno importante nel panorama assistenziale italiano3. Il tema è quello del paziente con insufficienza cronica allo stadio finale. Un tema sempre più rilevante, dal momento che gli straordinari progressi della medicina hanno avuto, come contropartita alla riduzione della mortalità e al miglioramento delle condizioni di vita di tanti pazienti, anche l’effetto di prolungare lo stadio finale di molte patologie. Quale deve essere il piano di cura per questi pazienti? Chi deve farsene carico? Con quali obiettivi? Sono queste le domande cruciali, alle quali la medicina moderna deve dare risposte convincenti e condivise. Ecco perché il documento è opportunamente firmato da ben nove diverse società scientifiche. Ma a mio avviso l’aspetto più innovativo, quasi rivoluzionario, del documento è un altro. Nonostante il proposito dichiarato di offrire uno strumento per indirizzare la pratica clinica, gli autori hanno esplicitamente resistito alla tentazione di elaborare delle linee-guida, nel senso ormai classico del termine. «È indispensabile comprendere – si legge nel testo – che un processo decisionale così delicato non può configurarsi come “linee-guida” che consentono automaticamente di inserire il paziente in una delle due “categorie di cura” (intensiva o palliativa simultanea) attraverso il semplice riscontro di una serie di criteri clinici». Non si tratta dunque di una scelta obbligata dalla mancanza di evidenze o di letteratura disponibile, quanto piuttosto di una scelta di campo, ponderata e consapevole. La dichiarata genericità di alcune delle definizioni adottate «è voluta per concedere agli operatori un’interpretazione ampia delle diverse situazioni cliniche, permettendo così di esprimere valutazioni quanto più possibile inclusive e individualizzate»3. Si va dunque controcorrente. In un contesto in cui le linee-guida per la pratica clinica imperversano e hanno sempre più l’effetto, quando non il malcelato obiettivo, di de-responsabilizzare il medico inducendolo a delegare ad altri la decisione sul singolo paziente, questo documento segna un’importante discontinuità. La metodologia adottata è la coerente conseguenza della «massima considerazione per l’autonomia del malato, sostenuto dalla sua rete di prossimità (prossimi congiunti, amministratore di sostegno, fiduciari), che possa rappresentarne al meglio, quando necessario, interessi e volontà secondo una visione delle cure centrate sul malato e sulla sua famiglia e non più sul medico e/o sulla malattia»."...

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 per la sua vignetta.
 


Fonti N.°26, DICEMBRE 2013
Si ringraziano altresì:
-Un Sentito Grazie
al Board della SIAARTI
-Ricerca & Pratica
-Il Pensiero Scientifico Editore
-IL Giornale Italiano di Medicina
del Lavoro Ergonomia PI-ME 
Pavia
ISSN 1592-7830
http://gimle.fsm.it
-Intensive Care Med 2004
 Ed. Italiana


-Biomed Central Open Acces
http://www.biomedcentral.com/
-Evidence 
www.evidence.it


Nottidiguardia.it
 



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