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Out of border

In questo Sito che parla spesso di sofferenza, di dolore, di morte e malattia, di come alleviarla e prendersene cura, Out of Border rappresenta un guardare oltre il confine, e per un attimo, attraverso una fotografia, poche righe, favole, musica, racconti, un video o una poesia, vivere un momento di gioia, di riflessione, di interesse...

Evgen Bavcar, Un Cieco che Fotografa il Suo Buio.

01 Dicembre 2011  

Autore: a cura di S. Vasta Video: Guarda il video Videointervista a cura di Vincenzo Greco e Vanessa Vettorello, girata in occasione della sua mostra e del workshop tenuto al Pav:"Il mio specchio: percezione non normativa" il 29 aprile 2011 Pav - Parco Arte Vivente - Torino http://www.parcoartevivente.it/ Allegato: Scarica Allegato

“Each photo I create must be
perfectly ordered in my head
before I shoot”.



“Quando mi hanno parlato per la prima volta di Evgen Bavcar non credevo che le sue fotografie potessero essere così intense. Un fotografo che non può vedere è un paradosso.
Ma davvero l’atto di vedere come pura percezione visiva è così importante nella fotografia? Se la fotografia è una rappresentazione della realtà e se la nostra capacità di produrre immagini mentali non è direttamente correlata alla percezione visiva, si può allora comprendere come un cieco possa fotografare.
Fin da quando Evgen Bavcar inizia a fotografare, a dodici anni, le parole, di sua sorella all’inizio e di tutte le persone che lo hanno aiutato dopo, sono parte della sua opera. La parola plasma l’immagine mentale e indirizza concretamente la costruzione della sua fotografia. Molte volte sceglie i bambini come guide per i suoi scatti notturni perché liberi dai fantasmi degli adulti. 
Il rapporto con il soggetto fotografato attraverso il tatto è fondamentale. L’empatia nel ritratto, come documentano alcuni dei suoi scatti, è creata dall’atto di toccare il soggetto entrando fisicamente nel suo spazio intimo, nello spazio dell’alterità.
 Nel documentario “Il paese del silenzio e dell’oscurità” di Herzog, la protagonista sordo-cieca Fini Straubinger cerca un contatto con un’altra sordo-cieca dalla nascita e dopo il loro incontro commenta: “quando le nostre mani si lasciano, è come se fossimo distanti mille miglia”.

Biografia

Evgen Bavcar è nato in Slovenia, a Lokavec (una piccola città vicino ai confini con l’Italia) nel 1946. La sua infanzia trascorse in maniera del tutto normale, finché un giorno mentre giocava si ferì gravemente all’occhio sinistro con un ramo. I dottori dovettero asportare l’occhio e mettergli una protesi. Dopo soli pochi mesi fu l'esplosione di una mina a danneggiare gravemente anche l’altro occhio. Nella sfortuna fu comunque fortunato, perché quelle schegge che sarebbero potute giungere fin dentro il cervello furono fermate dalla protesi che aveva sul lato sinistro. Gradualmente, e nonostante una serie di operazioni, perse del tutto la vista; fu così che la sua vita cambiò radicalmente in una scuola per cechi di Lubjana. A 16 anni fotografò una ragazza e già quella prima esperienza gli fece sentire un legame particolare con quell’arte, sebbene non ne poteva vedere i risultati. Negli anni successivi iniziò a lavorare come centralinista, ma sentiva sempre che la sua vita non lo soddisfaceva.
Nel 1972 con una borsa di studio poté recarsi a Parigi per studiare filosofia. Laureatosi in filosofia, ottenne un dottorato alla Sorbona con una tesi sull’estetica di Adorno e Bloch. E iniziò a lavorare al 'Centre National de la Recherche Scientifique', dove si trova tutt’ora. Nell’87 ebbe la sua prima mostra che riscosse immediato successo e da allora continua a pubblicare libri di fotografia, ad allestire i suoi lavori a Parigi, in Germania, Italia, Brasile, Canada e altri paesi; in più insegna e tiene conferenze di estetica in mezza Europa.

La dolcezza e l’ironia del suo pensiero

"La mia visione del mondo? La racconto attraverso una favola: in un villaggio di ciechi arriva un elefante. Alla sera, di fronte al fuoco i ciechi descrivono l' elefante. Chi ha toccato il naso dice: e' come un lungo tubo. Chi ha toccato le orecchie: e' come un tappeto. Chi ha toccato una gamba: e' una colonna. Ognuno dava una versione diversa per quello che aveva toccato. Anche noi siamo cosi' : tutti ciechi di fronte all' universo. Io vivo il buio come uno spazio, e in esso creo l' utopia". Evgen Bavcar ha un grande cappello nero. La sua barba, perfettamente curata, incornicia il volto che potrebbe uscire da un quadro di Durer: il suo e' un aspetto severo, solo una sciarpa rossa spezza la soggezione che incute l' assenza di sguardo. "Alcune donne mi chiedono: Sono bella? Allora io porgo loro questo...". Bavcar mostra un minuscolo specchio che tiene sul palmo della mano. "E rispondo: guardati". "La gente vive con i fantasmi. Solo i bimbi riescono ad avere uno sguardo innocente". Molte immagini di Bavcar sono paesaggi notturni: una strada che si perde nel bosco, una citta' anonima, di notte, dall' alto, un cancello nel quale uno stormo di rondini e' bloccato dalle inferriate. "Quand' ero bimbo associavo la luce del giorno con il volo delle rondini. Ho costruito questa immagine per raccontare la mia nostalgia di quella luce... La notte e' il luogo della nascita della luce. Eros e Psiche hanno vissuto nel buio. Psiche, cercando la luce, ha tradito... Io sono in quel buio arcaico e originale, sono dalla parte di Eros". E poi angeli. Ritratti di angeli con le vesti della nipotina Veronica: "Solo loro conoscono i due mondi, quello del visibile e dell' invisibile". C' e' dolcezza e ironia nelle parole di Bavcar. "Meglio sentire la vita che avere soltanto un' idea della vita, aggiunge. Quanti veramente "vedono"? Un giorno il destino mi ha portato una donna. Un amico mi ha chiesto di descriverla: ho toccato i suoi capelli e ho pensato: e' come un' arpa sostenuta dal vento. Ho accarezzato il suo volto: un orologio, rotondo, preciso, perfetto. Ho sfiorato la sua bocca, una ciliegia nel mese di maggio. E il suo corpo: un Sapiente di fronte al teorema di Pitagora". Bavcar non e' solo un artista, e' un poeta che sfida la logica. Le immagini di Bavcar sono "immagini mentali". Molti gli chiedono come fa a fotografare, a superare il baratro del buio. "Mi dovete chiedere non come ma perche' fotografo", risponde. La tecnica conta ben poco: "Scatto in rapporto ai rumori, ai profumi e soprattutto in relazione alla mia esperienza della luce. Poi scelgo le mie foto facendomi consigliare da amici con lo sguardo libero da ossessioni personali, da Veronica, mia nipote di nove anni. Ricordatevi la favola del Re nudo. Tutti vedevano, ma nessuno vedeva veramente". "Un giorno sono andato con Veronica alla montagna dove giocavo da bambino: i nostri sguardi si sono incrociati nello specchio di quella montagna. Io ho ritrovato nel suo vedere il bimbo che ero, ho ritrovato lo sguardo di chi ha di fronte l' infinita' del mondo".
La cecità non è un handicap.
Evgen Bavcar non è l’unico caso di fotografo non vedente.  Pete Eckert, Antonella Cappabianca, John Dugdale sono solo alcuni nomi attivi nel panorama dell’arte visiva. La direzione intrapresa dalla fotografia contemporanea, per la quale l’immagine viene pensata, costruita e poi scattata, ha preparato il terreno per questi artisti per cui l’aspetto progettuale diventa fondante. Molte scuole in tutto il mondo stanno organizzando workshop e corsi dedicati.

L’interessante videointervista fatta all’artista (ed in italiano) che correda l’articolo, è stata realizzata da Vincenzo Greco e Vanessa Vettorello

Fonti:

-Evgen Bavcar e la fotografia etica
di Vanessa Vettorello • 7 giugno 2011
http://www.binario5.com/2011/06/evgen-bavcar-e-la-fotografia-etica/

-Bavcar, il cieco che fotografa la luce
di Gianluigi Colin

http://archiviostorico.corriere.it/1995/dicembre/22 Bavcar_cieco_che_fotografa_luce_co_0_95122213531.shtml

Tutte le Foto che Illustrano l’articolo sono coperte da copyright
Evgen Bavcar ©

 

 

 

Aggiornato al: 12 Dicembre 2011

 


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Fonti Numero 19, Dicembre 2011:
 
Si ringraziano altresì:

Il Ministero della Salute
e
L’ISS
 
La SINPE ed Il Suo Presidente

La SIAARTI
http://www.siaarti.it/

IL Giornale Italiano di Medicina
del Lavoro ed Ergonomia
PI-ME, Pavia ISSN 1592-7830
http://gimle.fsm.it

Le Infezioni in Medicina
http://www.infezmed.it/
MenuIniziale.aspx
La Rivista Scenario
della Aniarti

il Sito nottidiguardia.it

la Rivista
Educazione Democratica
 
Intensive care
Edizione Italiana
 
La Fondazione
Giancarlo Quarta (www.ucare.it)
 
Biomed Central Open Acces
http://www.biomedcentral.com/
 

 

Aggiornato al: 12 Dicembre 2011



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