“The Imagined Village”
The Imagined Village
 
2007 Real world


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The Imagined Village - Empire & Love - 'Space Girl' (full animation)

http://www.youtube.com/watch?v=w7ZgShUIfQc


 

 

 

Strano ed ambizioso progetto della Real World che abbraccia suoni dalla matrice inconfondibilmente folk con spunti electro/world/dub & drum & bass. Sicuramente rivoluzionari e non convenzionali, nitide melodie folk vengono reinventate assumendo connotazioni più attuali; se si guarda al passato sembrerebbe una operazione idealmente simile a quella attuata negli anni settanta 70 dagli Steeley Span con l’epico “Belove the salt” oppure dai Fairport Convention con “Liege and lief”, album rimasti indelebilmente stampati nella memoria dei fruitori della buona musica rappresentata dalla elettrificazione del genere folk.


L’album coinvolge talenti quali Sheila Chandra, indiana di Londra già famosa dai tempi del suo “Weaving my ancestors voices” Real world 1992, Marthy Carthy, mitico personaggio del folk inglese dai tempi della Albion Band, che reinterpreta il traditional “John Barleycorn must die” con l’aiuto di Paul Weller sempre più eclettico.Eliza Carthy e Benjamin Zephaniah trasformano “Tam Lyn retold” dei Fairport Convention in una nuova creatura dello stile folk/dub; i Tunng interpretano “Death at the maiden” alla loro maniera sino al punto da farlo sembrare un loro pezzo originale, sitar e tabla a tutto spiano in “Cold hailey rainy night” che diventa un tribal/etno/folk; Sheila Chandra reiventa “Welcome Sailor” e l’inghilterra diventa India e sembra di vedere scorrere le pire ardenti del Gange sul Tamigi, incontro tra oriente ed occidente al quale lei ci aveva già educati ma non per questo meno sorprendente; “Aces of round” con la classica voce di Eliza Carthy accompagnata da violino chitarra e percussioni indiane; lo strumentale “Pilsden Pen” prelude ad “Hard times of England retold” dove incontriamo il woody guthrie di oggi al secolo Billy Bragg, sempre ispirato; le ultime due tracce sono delle gighe, addirittura una con contaminazioni caraibiche.


Il progetto anche se discontinuo se non altro ha il merito di riaprire un discorso sulla musica folk spesso bistrattata e minimizzata capace di intensità non comuni in grado di fare affiorare le nostre radici perse nel tempo; viene voglia di riascoltare gli originali, quindi ben vengano questi tentativi se servono da stimolo per apprezzare il buon veccho folk.

Ugo Sottile

Responsabile Recensioni Musicali Timeoutintensiva.it

Questa non è pubblicità commerciale, ma una segnalazione ai nostri lettori nel rispetto del progetto editoriale Timeoutintensiva.it      (N° 13/Aprile 2010).


 
tratto dal numero 14