Recensione di Ugo Sottile
Terzo album per questa nuova cantautrice americana nata nel New Jersey che si è già imposta all’attenzione grazie all’interesse della Pitchfork sempre attenta ai nuovi talenti e di un membro dei TV ON THE RADIO. “Love More“ pezzo contenuto in Epic nel suo secondo album del 2010 album è stato interpretato live da Justin Vernon alias Bon Iver e dai National, e con questi ultimi ha intrapreso una collaborazione più continua sino all’odierno TRAMP registrato fra gli altri insieme ai fratelli Aaron e Bryce Dessner in una loro location. L’album si presenta in modo semplice e spontaneo ma vibrante di una forza interiore non comune, testi dedicati per la maggior parte a storie d’amore passate, a volte anche tristi e quasi distruttive ma sempre vissute intensamente, alla spasmodica ricerca di una completezza, con le quali la cantautrice sembra voglia misurarsi come in un rito liberatorio, quasi volesse affrancarsi dai fantasmi e dalle tristezze affrontate alla ricerca di una serenità persa per strada, un volto pulito che si fa interprete di angosce e dolori che inevitabilmente attraversano la vita, un suono aggraziato e semplice che viene percorso in maniera delicata dalla sua voce che non eccede come estensioni vocali ma che senza dubbio dà un tocco particolare alle sue composizioni che sanno di vita vissuta, rapporti complicati, situazioni indistricabili, dove l’unica via d’uscita è l’abbandono seguito a ruota da una tensione emotiva caratteristica della fine di un ciclo. L’apporto dei National è indubbiamente evidente e dà qualcosa in più a quello che sarebbe egualmente stato un bell’album. Sharon esplora con naturalezza disarmante i terreni musicali a lei più congeniali, a volte con riferimenti per niente occasionali a musica di spessore spaziando da ballate stile Mazzy Star come nel pezzo iniziale ”Warsaw”, morbido e tagliente allo stesso tempo, al folk cantautorale di ”Give Out” la traccia successiva, una di quelle che ti piace subito e nient’affatto perché possa sembrare ammiccante, non lo è assolutamente, un semplice riff di chitarra acustica con un sottofondo western e la sua dolce voce che intesse una struggente melodia, ”Serpents” incalza con un drumming maestoso che trova riposo nel seguente “Kevin’s” un dolcissimo brano acustico, “Leonard” e “All I Can” sembrano bellissime versioni acustiche al femminile di brani che non hanno mai inciso gli Starsailor; ”In Line” procede anzi incede lenta e misurata, “Magic Chords” con la batteria in controtempo di Matt Barrick dei Walkmen, “We Are Fine” viene connotato dallo strimpello di una chitarrina quasi anonima; poi l’inconfondibile voce di Zach Condon completa il quadro ed il pezzo scivola via con il marchio dei BEIRUT stampato addosso. In ”Ask” la sua voce per l’occasione si fa più bassa per declamare un’altra poesia, l’interlocutorio “I’m Wrong” prelude al rilassato brano finale “Joke or A Lie” con il quale Sharon procede al lento distacco finale con voce recitativa su accordi quasi smarriti di chitarra e lievi onde elettroniche stile Sigur ambient Ros.
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Ai nostri infaticabili:
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per la Musica,
Andrea Cracchiolo
e Daniela Palma
per Student Corner
i Nurses Educator
dell’ Ismett di Palermo
per la rubrica
Nurse Science,
da loro curata.
Ad Antonio Corrado
per la sua vignetta.
Fonti Numero 21, 19 Luglio 2012:
Si ringraziano altresì:
Il Ministero della Salute
e
L’ISS
Il Consiglio Sanitario Toscano
per le SNLG
IL Giornale Italiano di Medicina
del Lavoro ed Ergonomia
PI-ME,
Pavia ISSN 1592-7830
http://gimle.fsm.it
Le Infezioni in Medicina
www.infezmed.it/
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Aggiornato al: 19 Luglio 2012