numero 14
26 luglio 2010
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Sull'Ossigenoterapia
G. Mirto, R. Giallombardo
 
Rivista di patologia e clinica della Tubercolosi- anno xxx-1957-Bologna

"Tutte le volte che l'apporto di 02 nel nostro organismo, per una qualsivoglia ragione, sia insufficiente, vengono a crearsi i presupposti per la istituzione di quella pratica terapeutica che va sotto il nome di « Ossigenoterapia ».
Le asfissie, le emorragie, le anemie gravi, le dispnee, i collassi circolatori, le cardiopatie, gli stati di shock, gli avvelenamenti, le polmoniti, le embolie polmonari ecc. sono tutti stati capaci di determinare anossia sia essa del tipo anossìco, anemico, stagnante o istotossico."
E' a tutti noto quale grande sussidio terapeutico sia in questi casi l'ossigenoterapia che, per altro, va intesa come oculato e deter-minato arricchimento della percentuale di OZ nell'aria inspirata.
La percentuale normale dell'OZ nell'aria respirata è del 21% e un individuo che compie 20 atti respiratori al minuto primo, della capacità di 400 cc. per singolo atto respiratorio, assorbe litri 1,680 di OZ in un minuto primo. Questa quantità di 02, nella norma, è sufficiente a che quasi tutta (98%) la Hb presente nel sangue venga tra-sformata in HbO2.
Non ci soffermeremo su tutti i fattori che influenzano in un senso o nell'altro la assunzione dell'OZ da parte dell'Hb a livello dello alveolo polmonare o viceversa la scissione dell'Hb02 a livello dei tessuti, in quanto, esulerebbe da quello che è lo scopo, eminentemente pratico, di questa nostra breve nota. Non possiamo, purtuttavia, non ricordare, sia pure con un breve cenno, il fatto che tali scambi si effettuano a livello dell'alveolo polmonare principalmente in virtù della differenza delle pressioni esistenti tra i gas contenuti nel sangue e quelli componenti l'aria alveolare.
Ove si vengano a creare le condizioni determinanti lo stato anossico è chiaro quindi che fra i rimedi da adottare il primo è quello di elevare la pressione parziale dell'OZ nell'aria inspirata.
Sembrerebbe, conseguenza di quanto abbiamo fin qui detto, che, allorchè si instaura un trattamento ossigenoterapico, quanta maggiore sarà la quantità di OZ somministrato o la sua pressione di somministrazione, tanto più efficace sarà l'effetto da esso sortito.
Ma in effetti così non è.
Sin dal 1878, infatti, P. BERT aveva osservato che animali sotto-posti a 3-4 atmosfere di OZ puro, morivano rapidamente.
L'uomo esposto a 3 atmosfere di OZ dopo 2-3 minuti presenta spasmi facciali, incoordinazione di movimenti e disorientamento mentale. Allorchè la pressione idi OZ è inferiore, la sintomatologia si sviluppa più lentamente ma l'individuo può morire per il sopravvenire
Le teorie e gli esperimenti fatti per spiegare i danni che dalla iperossìa vengono apportati all'organismo sono numerosissime e a volte assolutamente contrastanti tra loro. Quello che però a noi più da vicino interessa è il fatto che la respirazione di OZ alla pressione di una atmosfera può essere sopportata per diverse ore, e che la respirazione di una miscela contenente il 60% di OZ può essere protratta indefinitamente.
Appare chiaro quindi che, perchè la ossigenoterapia non venga più considerata esclusivamente come l'arricchimento di OZ dell'aria respirata ma una vera tecnica terapeutica, abbisogna, oltretutto, che soggiaccia a determinate leggi e che venga praticata mediante l'uso di apparecchi atti a dosare la quantità di 02 somministrato.
Superato, quasi in tutti i posti, il periodo in cui l'ossigenoterapia,con perfetta irrazionalità, veniva affidata ai litri e litri di OZ che fluivano da una boccheruola direttamente collegata ad un sacco o ad una bombola, si è giunti oggi a quei miracoli della tecnica che sono rappresentati dalle tende per ossigenoterapia.
All'unico criterio terapeutico rappresentato dal desiderio espresso dal paziente, di avere più o meno avvicinato il flusso di OZ oggi si sono sostituiti i continui prelievi ed i sistematici esami della composizione dei gas respirati che permettono la composizione o la modificazione, a secondo della bisogna, della miscela respirata.
L'alto costo di queste attrezzature e l'impiego di personale specializzato limitano, purtroppo, ancora, l'uso di questi sussidi terapeutici esclusivamente ai grandi complessi ospedalieri. Nella normale pratica, invece, vengono con successo usati i comuni flussometri (fig. n. 1)


Fig. 1

che oltre a permettere l'umidificazione, regolano la quantità di O2 che attraverso le maschere del tipo B.L.B. o gli occhiali di TUDOR o le sondine nasali, viene erogato al paziente.
Ma anche l'impiego di questi flussometri non è scevro da inconvenienti e, primo fra tutti, il loro prezzo di acquisto.
Il notevole costo di essi, infatti, unitamente alla delicatezza della loro manutenzione, fa si che il loro uso venga di molto limitato.
Allo scopo di permettere la erogazione misurata dell'OZ senza dovere ricorrere alle apparecchiature di cui abbiamo fin qui detto e onde fare sì che ogni medico, in qualsivoglia condizione, potesse essere in grado di crearsi un flussometro, abbiamo studiato un sistema a nostro avviso semplicissimo e di costo addirittura irrisorio.
Due sono le condizioni che ad un flussometro per ossigenoterapia vengono richieste: la misurazione del flusso erogato e la umidificazione di esso. Entrambi questi compiti vengono magnificamente assolti dalla nostra apparecchiatura. Ad un comune pezzo di tubo di gomma o di plastica (Fig. n. 2)


Fig. 2

a distanza determinata (cm. 1) abbiamo praticato con un ago portato all'incandescenza dei piccoli fori. Questo tubo, innestato al condotto che porta l'OZ nella bottiglia in cui verrà umidificato, si dispone in maniera tale che i fori stiano tutti sotto il livello dell'acqua. Allorchè si sarà aperta la valvola di erogazione dell'OZ questo fluirà attraverso i fori del 'tubo gorgogliando nell'acqua e quanto più sarà il numero dei fori ,attraverso cui l'OZ passerà tanto maggiore sarà la quantità erogata. (Fig. n. 3).


Fig. 3

L'erogatore da noi studiato soggiace ai principi di fisica che regolano l'efflusso di un gas da un condotto a pareti sottili attraverso una bocca a sezione contratta.
La portata di questo efflusso per la. nota equazione di Torricelli, ci è data dalla formula:

Q = M.S V 2g P' - P
                     ---------
                         d

in cui :

Q=portata per minuto primo,
M=coefficiente di efflusso = 0,65,
S = sezione del foro del condotto,
g=accelerazione di gravita-9,8,

P1-P2 = differenza fra le pressioni interna ed esterna del tubo,
d = peso specifico dell'OZ -=1,42

Riferendo detta formula al nostro flussometro, essendo noti i termini M, g, d, appare evidente come la portata di Q dovrà essere proporzionale ai valori dì P1-P2 e di S.
Poiché il nostro apparecchio è destinato ad erogare piccole quantità di O2 è chiaro come esso sarà sottoposto di norma a piccole pressioni, dell'ordine di pochi millimetri di acqua, per cui, aumentando la pressione P, questa sarà in massima parte controbilanciata dalla pressione esterna rappresentata dalla colonna d'acqua che preme contro il tubo. Si può ritenere quindi come costante la differenza P1-P2 e pertanto la portata Q dovrà essere considerata in funzione del solo valore S.
Essendo nostro intendimento costruire un apparecchio in cui la portata Q di ogni singolo foro fosse di un litro di O, per minuto primo, abbiamo dovuto praticare al tubo di gomma dei piccoli fori del dia-metro di mm. 1,5.
In questo modo, volendo aumentare il flusso di Q2 basterà aumentare la erogazione del gas perchè, abbassandosi il livello dell'acqua all'interno del tubo, si vadano via via scoprendo i fori praticati nella sua parete e attraverso ognuno di essi gorgogli nell'acqua un litro di 02.
Questo piccolo apparecchio che fino a che vengono erogati 4 litri di 02 al minuto può essere considerato quasi assolutamente preciso, non lo è più allorchè questo limite venga superato.
L'aumento della pressione P1, abbassando il livello dell'acqua all'interno del tubo, mentre permette di scoprire via via i fori più distali, d'altra parte provocherà un lieve aumento sulla portata dei fori prossimali. Ciò farà si che il rapporto P1-P2 non sarà più una entità trascurabile e Q di conseguenza verrà ad essere effettivamente in funzione non solo di S ma anche di P1-P2.
Questo inconveniente che sarebbe eliminabile costruendo i fori di sezione via via decrescente proporzionalmente al crescere della differenza tra P, e P2 in effetti, a noi pare, non debba essere preso in considerazione.
Il concetto che ci ha guidato infatti nella applicazione di questo tipo di flussometro a gorgogliamento alla comune pratica ossigenoterapica è stato quello di permettere a chiunque e diremo, quasi assolutamente senza spesa, di potersi costruire un flussometro che permettesse di arricchire l'aria respirata di quantità predeterminate di 02.
Abbiamo visto prima che la quantità di O2 che normalmente viene assunta dall'aria è di litri 1,680 al minuto. Dovendo, quindi, arricchire la miscela d'aria respirata, anche fino al 60% di O2 (somministrazione di 4 litri di O2 al minuto) ci pare che questo flussometro sia in grado di poter garantire l'espletamento di una corretta e perfetta ossigenoterapia senza bisogno di ricorrere ad altri apparecchi scientificamente tarati e naturalmente più costosi.
L'impiego inoltre di questa rudimentale apparecchiatura consente non soltanto l'applicazione ossigenoterapica in qualsiasi condizione, lo abbiamo detto, ma un ulteriore controllo delle perdite di O2 inevitabilmente manifestantisi allorquando essa venga effettuata con mezzi assolutamente non idonei.
• • •

RIASSUNTO


Dopo avere esposto le indicazioni e i presupposti di una razionale « ossigenoterapia » viene illustrato un tipo di flussometro pratico semplice ed economico.
 
 
 
     
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