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26 luglio 2010
Quando un medico si ammala
di Giorgio Geraci
 
Psichiatra-Psicoterapeuta
Febbraio 2008


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Quando un medico si ammala si incrina un mito, e non soltanto per i suoi pazienti.
A me è successo così, improvvisamente .
Una mattina ti svegli e sei malato, punto!
Ma non perdi la qualifica di medico … sei medico e paziente, curante da un lato e curato dall’altro!
Sono uno psichiatra, psicoterapeuta gruppo analista che si è imbattuto, a fine 2007, nella malattia.
Con malati e malattie, “di fuori”, ho vissuto i miei ultimi trentacinque anni, quotidianamente.
E’ stata una scelta di vita nel momento in cui ho deciso che avrei fatto il medico!
In quest’altro modo la malattia ha permeato la mia vita anche “di dentro”.
Penso che la malattia non arrivi improvvisamente, penso che sia proprio come la vecchiaia, arriva piano piano, facendosi spazio poco per volta fino ad esplodere con un: “eccomi qua”!
Non sempre riusciamo a cogliere le sfumature di cambiamento che provengono da tutti i pori del nostro corpo.
Siamo distratti, oppure ci ostiniamo a perseguire ed imporci un modello di vita non sempre aderente al nostro sentire.
Mi è stato diagnosticato un tumore stromale del tratto gastro intestinale che gli addetti ai lavori chiamano con un acronimo GIST (gastro intestinal stromal tumor).

Quando ho avuto la possibilità, ed è accaduto circa due mesi dopo l’intervento di gastrectomia totale, ho cominciato a cercare in rete qualcosa che mi parlasse del mio nuovo compagno di viaggio e soprattutto qualcuno che potesse darmi più notizie che riguardassero la mia “nuova categoria d’appartenenza”.

Ho trovato tante informazioni, utili o meno, ma tutte sicuramente pregne di esperienza.
Ho scoperto, in questa lunga ricerca, che esiste, ed è attivissimo, un sito (http://www.gistonline.it/ )che fa capo alla Associazione GIST.
Una associazione ed un sito attraverso cui arriva il sostegno con informazioni chiare e compendiose a chi, malato o familiare, vi si rivolga.
Ed io mi sono iscritto.
Nel mondo dei malati di tumore, che sembra essere una categoria (di pensiero), ho scoperto una varietà umana che fino a quel momento potevo solo immaginare attraverso la mia esperienza professionale.
Qualche settimana fa, sul supplemento settimanale di un quotidiano a tiratura nazionale, un articolo affrontava il tema della malattia che colpisce i medici.

Una riflessione, posta dalla dottoressa che presentava la sua esperienza, mi piace riportarla e condividerla con voi: “ … essere medici non significa essere vaccinati contro la malattia, non sei immune; anche tu sei nella conta ed il tumore non ti salta...”.

In tal senso mi sembra degna di essere sottolineata e sostenuta una iniziativa che deriva, per un verso, da una profonda presa di coscienza di malattia (trasfusa anche in un libro) da parte di un gruppo di medici che si sono ammalati e, d’altro lato, dalla sensibilità istituzionale che non poteva più mancare a certi appelli che con vigore venivano da più parti.

Il Ministro della Salute, Livia Turco, ha insediato il 6 settembre 2007 la "Consulta dei medici ammalati", composta da medici specializzati in varie discipline e attivi in diverse istituzioni sanitarie e universitarie del Paese, uniti da una storia personale di malattia e sofferenza che li ha portati a maturare la volontà di contribuire all'affermazione di un nuovo rapporto con il malato e più in generale ad una compiuta umanizzazione delle cure, quali elementi essenziali per una sanità più vicina ai bisogni dei cittadini.

La Consulta (vedi allegati) ha come compito primario quello di elaborare un "Libro Bianco" di proposte per il rinnovamento della medicina e della sanità, a partire da una diversa attenzione per la formazione degli operatori, la umanizzazione della assistenza, l'informazione e la comunicazione, il rapporto con i pazienti, l'attenzione per la qualità della vita come parte strutturale del percorso di cura in tutte le sue fasi utilizzando le particolari sensibilità derivanti dalla sintesi tra conoscenze scientifiche e tecnologiche ed esperienza personale della malattia.
Compito della Consulta sarà anche quello della progettazione di materiali didattici per la formazione a distanza degli operatori sanitari sul tema dell'umanizzazione delle cure, da avviare attraverso appositi corsi di Educazione Continua in Medicina che il Ministero della Salute offrirà gratuitamente a tutti gli operatori sanitari italiani.
Alcuni dei “fondatori” la consulta, avevano raccolto le loro esperienze nel libro "Dall'Altra Parte", edito nel 2006 da Rizzoli.
Nel libro scrivono in prima persona le loro esperienze di medici che da curanti sono passati “dall'altra parte” nel ruolo di curati, tre “grandi luminari”: Sandro Bartoccioni, cardiochirurgo; Gianni Bonadonna, oncologo; Francesco Sartori, chirurgo.
“Tre storie raccontate con schiettezza, tra autoironia e tragedia, tre storie che rivelano quanto il sistema sanitario sia poco vicino alle esigenze reali degli individui che si ammalano, anche se medici! Individui con un loro mondo, loro affetti, limiti, sogni ...
Per contro una scienza medica che sembra essere attratta più dal virtuosismo tecnologico che non dalle esigenze umane.”
E riportando le parole di Bartoccioni.. " Non è importante quanto si vive... le farfalle vivono un solo giorno... è importante come si vive… se si è amato, se siamo stati amati, se amiamo… se le ali della vita sono state variopinte, intense… in modo che rimangano per sempre.”
Penso, ma soprattutto spero che, anche attraverso iniziative simili, la medicina possa essere ricondotta ai principi del detto francese: “…curare spesso, guarire qualche volta, consolare sempre”.
Un medico che si ammala, di una grave malattia, ha le stesse (se non maggiori) paure dell’ignoto e lo stesso senso di smarrimento di qualsiasi altra persona che si trova nella stessa condizione.
Uno degli aspetti nuovi e creativi di questa condizione è per esempio quello di esplorare e valorizzare ciò che emerge dall’incontro tra questi due funzioni proprio nel momento in cui interagiscono nella stessa persona.
E’ nella diretta esperienza dell’essere malato e del sentirsi “a rischio” , che emerge, improvvisamente, il conflitto fra i bisogni e le sensibilità più profonde della propria “umanità”, e l’immagine che il medico tende ad avere di se stesso e del suo ruolo.
Il medico-malato riporta al mito greco del centauro Chirone (vedi allegati : progetto Chirone), il più saggio e sapiente fra i centauri, celebre medico e chirurgo.
Nato da stirpe divina e quindi immortale, fu maestro di Asclepio, dio della medicina.
Chirone, fu ferito accidentalmente da una freccia avvelenata scagliata da Ercole, il liberatore di Prometeo.
Il mito narra che Prometeo, cugino di Zeus, diede in forma di dono, all’uomo, il fuoco e l’oblio dell’ora della propria morte.
L’oblio della morte conferisce all’uomo l’illusione di essere immortale e, quindi, la possibilità di avvicinarsi agli dei.
Per questo Zeus punì Prometeo, incatenandolo alla cima del Caucaso e condannandolo ad un supplizio molto particolare.
Un’aquila giorno per giorno gli avrebbe divorava il fegato.
Liberato da Ercole, che uccise l’aquila, Prometeo fu condannato comunque da Zeus a portare un anello fatto col ferro delle sue catene e con un pezzo di roccia del Caucaso, che lo condannava a vivere nella insopportabile sofferenza del legame con la sua condizione di prigioniero.
Chirone, ferito dalla freccia avvelenata col veleno dell’Idra, si era rinchiuso nella sua caverna soffrendo tremendamente a causa di quella ferita inguaribile.
Essendo immortale, non poteva né guarire né morire. La via d’uscita da questa eterna prigione gli fu offerta da Prometeo che, nato mortale, offrì a Chirone la possibilità di porre fine alla sua sofferenza in cambio della sua immortalità.
Chirone accettò di poter morire e così, finalmente, trovò la pace.
Come si legge in Dove si nasconde la salute: “…accanto all’aspetto demiurgico del sapere e dell’arte, emerge il dolore contenuto nella comune matrice umana, corporea e mortale, che unisce, al di là dei ruoli, medico e paziente.
Per poter curare, il medico non deve mai pensarsi separato dal suo aspetto di paziente.
La repressione di questo polo della coppia porterebbe il medico a una soglia pericolosa caratterizzata dalla convinzione di non avere nulla a che fare con la malattia.
Un medico “senza ferita” non può attivare il fattore di guarigione nel paziente e la situazione che si crea è tristemente nota: da un lato sta il medico sano e forte, dall’altro il paziente, malato e debole…”.
” Come forse hai sentito dire anche tu, a proposito dei medici valenti, se qualcuno va da loro perché ha male agli occhi, essi gli dicono che non si possono curare gli occhi da soli, ma bisogna curare contemporaneamente anche la testa se si vuole che i primi tornino ad essere sani. Credere di poter curare la testa di per se stessa, senza tener presente il corpo nel suo insieme, è veramente insensato”. ( Platone)

Pubblicazioni:
-G. Reale, Alla ricerca della sapienza segreta,Rizzoli,1998
-Gadamer H.G., Dove si nasconde la salute, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1994 (orig.: Über die Verborgenheit der Gesundheit, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, 1993)
-Jaspers K., Il medico nell’età della tecnica, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1991 (orig.: Der Arzt im technischen Zeitalter, R.Piper, Monaco, 1986)
-Attivecomeprima (a cura di), … e poi cambia la vita (Parlano i medici, le donne, gli psicologi), FrancoAngeli, Milano, 1998

Approfondimenti:
Dall'altra parte



Francesco Sartori
Gianni Bonadonna
Sandro Bartoccioni
a cura di Paolo Barnard.
256 pagine
BUR

Tre grandi medici si ammalano gravemente e raccontano la loro storia. La paura, la sofferenza, la lotta per sopravvivere. E la proposta per rifare una Sanità che curi davvero.
La medicina oggi può e deve togliermi il dolore; se non lo fa, io mi ucciderò, ma non sarà un suicidio, sarà un’omissione di soccorso.
Professor Sandro Bartoccioni, cardiochirurgo
Ho conosciuto la paura dei miei ammalati e ora so cosa provava Don Rodrigo... il suo terrore di essere gettato ai monatti.

Dottor Gianni Bonadonna
Presidente Fondazione Michelangelo, Istituto Tumori di Milano

Oggi, quando faccio ambulatorio, ne esco distrutto perché mi rivivo nelle storie dei miei ammalati.

Professor Francesco Sartori
Direttore Dipart. di Scienze chirurgiche toraciche e vascolari
Università di Padova

Chi meglio del medico ammalato ci può dire come andrebbe ripensato l’universo salute? In queste pagine tre grandi clinici italiani di fama internazionale raccontano il loro salto di ruolo da curanti a curati. Le storie sono raccontate in prima persona con rara schiettezza, fra autoironia e tragedia, in un’altalena di rivelazioni e denunce talvolta scioccanti contro l’attuale organizzazione della Sanità, ormai controllata dai politici e troppo lontana dal dolore dei malati. L’idea è rivoluzionaria, dirompente: creare una Consulta nazionale composta da grandi medici seriamente ammalati che raccolga i suggerimenti di centinaia di loro colleghi, anch’essi affetti da patologie gravi, per stilare

una grande riforma della Sanità. Iniziando dal Decalogo che i tre autori hanno scritto per una medicina rimodellata a partire dalle sofferenze dei pazienti, non dagli interessi dei politici. Provarci si può.
Sarebbe la prima volta in Italia e forse nel mondo.
Paolo Barnard , giornalista, ha fatto importanti inchieste per la trasmissione Report e attualmente collabora con Rai Educational.

Reputazione a rischio? Così si corre ai ripari

04/03/2007

Leggi l'articolo tratto da “Il Sole 24 Ore”
Medico cura te stesso, la riforma sanitaria vista dall'altra parte

31/01/2007
Leggi l'articolo tratto da “Avvenire”
Da medici ad ammalati il diario della sofferenza

18/04/2006
Leggi l'articolo tratto da “la Repubblica”
L'origine delle architetture della vita

01/08/2006
Leggi l'articolo tratto da “Le Scienze”
http://bur.rcslibri.corriere.it/sclibro.php?idlb=2971

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